martedì 31 agosto 2010

JAN DIX

Questo articolo è stato scritto per il sito fumettidicarta.

In un recente articolo scritto dall’Orlando si parlava della questione Arte/Fumetti. Il fumetto è arte o non lo è? Io non lo so. Mi viene da dire che se è Arte una tela bianca con uno squarcio al centro allora anche il fumetto lo è. E come se lo è. Non voglio fare il provocatore, questo è il mio (semplice) pensiero.

Comunque questa maxiserie in 14 albi, vogliatela o meno considerare arte, di arte parla.

Jan Dix, creatura di Carlo Ambrosini che in origine doveva chiamarsi Jan Pollock, è un consulente del Rijksmuseum di Amsterdam che si occupa di valutare nuove possibili acquisizioni per il museo, di scrivere articoli per i cataloghi delle mostre e di ricercare sempre (involontariamente) nuovi guai in cui cacciarsi.

Metto subito le carte in tavola e dico che, a mio modesto parere, questa è la migliore delle mini(o maxi)serie pubblicate da Bonelli che negli ultimi anni ha sempre più spesso dato fiducia a questa forma editoriale. A memoria direi almeno da Brad Barron in avanti.

In ogni numero della serie l’arte è lo sfondo, la cornice, la protagonista, la leva che incuriosisce il lettore. E non si parla d’arte in maniera accademica ma come stimolo e spunto di riflessione per interrogarci su quel che c’è dietro l’artista, dentro il suo animo e potenzialmente dentro quello di chiunque. Dentro quello del protagonista ad esempio. Questo Jan Dix, modellato sulle fattezze di Jeremy Irons, uomo spesso afflitto da dubbi, indecisioni, lontano dallo stereotipo dell’avventuriero o del cavaliere romantico e senza macchia. Dubbi e indecisioni che spesso prendono vita in forme oniriche e surreali come già accade nelle prime tavole del primo numero. E subito ci si interroga sull’arte “cosa vedi nei guazzabugli di quel pittore, che ci trovi in quel caos informale?” “ci stiamo tutti in quel caos… ma lui ne ha saputo trarre della bellezza”. Bellezza dal caos, forma dall’informe, opera dal nulla… quello che più vi aggrada.

Dubbi anche nel tira e molla con la splendida Annika, sosia di Julia Roberts, tra i dirigenti del Rijksmuseum con il quale anche Dix collabora.

Le trame si prestano a vari generi tra i quali spicca il giallo o meglio il racconto di malaffare. In fondo anche attorno al mondo dell’arte girano certe lenze che te le raccomando. Collezionisti senza scrupoli, affaristi, ricettatori e via dicendo. Nel mondo dell’arte girano soldi e strani personaggi. Come già visto momenti surreali e ai limiti del paranormale non mancheranno come non si lesinerà neanche sul contributo grafico di ottimi pennelli italiani. Lo stesso Ambrosini si riserva onere e onore di aprire e chiudere (ottimamente) la serie, originalissimo e inusuale per albi seriali il tratto di Bacilieri, più pulito ed elegante quello di Mammucari e non me ne vogliano tutti gli altri che hanno contribuito all’ottima riuscita della serie.

Quasi sempre la pittura la fa da padrona, poche sono le incursioni in altre forme d’arte e, se mi è concesso, anche le meno riuscite. L’unico numero che mi ha lasciato meno soddisfatto è proprio il secondo dove si affronta la simbologia e il suo potere, argomento affascinante certo, dal quale però è scaturito l’unico albo della serie del quale serbo un’impressione diciamo meno positiva. Gusto personale e in ogni caso piccolissimo neo nascosto in un mare di buonissimo materiale.

Le location visitate sono molte, i grandi nomi della pittura che scandiscono i numeri della serie anche. Parliamo di personalità del calibro di Vermeer, Pollock, Rousseau, Rembrandt, Cezanne, Van Gogh, Tintoretto, Monet e non solo.

In ogni numero si ha la possibilità di leggere una buona storia e di scoprire magari qualcosa su un artista, di farsi prendere dalla curiosità e di trovare spunti per approfondire argomenti interessanti.

Nell’editoriale presente sull’ultimo numero Bonelli ci confessa che la serie non ha venduto poi molto ma la speranza di rivedere Dix in qualche albo speciale resta.

Resta come il rimpianto per non aver mai letto Napoleone, precedente creatura di Ambrosini.

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