domenica 12 settembre 2010

LA STRISCIA

L'anno scorso ebbi l'occasione di stare alcuni giorni da solo. Mia moglie e mia figlia erano in vacanza e avevo tempo per far quel che mi pareva. Tra le altre cose buttai giù un racconto da presentare al concorso della GTT, cosa che poi non feci. Su consiglio dello Zio misi il racconto da parte con l'intenzione di partecipare quest'anno. Bene, pare che quest'anno il concorso non ci sarà e così il racconto troverà spazio su questo blog nella speranza che a qualcuno possa piacere.


LA STRISCIA
Uno. E ancora uno e un altro ancora. I giorni passavano e il foglio continuava a essere bianco. Eppure non era difficile: un cane che annusava in giro nella prima vignetta.
Un topo gli si avvicinava nella seconda: “Hai perso qualcosa?”.
Nella terza il cane si gira e lo guarda: “La felicità”.
Blocco. La matita tracciava solo righe sconnesse. Non mi convinceva, non ci riuscivo. Qualcosa non mi tornava. Andai fuori senza salutare. I soliti due passi per rilassarmi, un giro in edicola, un gelato. C’era qualcosa che non girava nel verso giusto. Che cosa? Non lo sapevo.
Ci pensavo e leccavo il gelato, leccavo il gelato e ci pensavo. Il gelato era fresco il mio modo di pensare stantio.
Camminando lanciai un saluto ad un conoscente ed il cono ormai vuoto in un cestino. Una sosta al toro verde e uno sguardo al caos del mercato mattutino. La gente sembrava decisa, sicura, sapeva dove andare e cosa comprare. Io non sapevo più un cazzo.
Costavano di più le zucchine o i pomodori? Quali erano verdi e quali rossi?
Cercai di ricordarne il sapore e ritrovai un po’ di lucidità. Il semaforo era rosso come i pomodori, un autobus giallo peperone mi passò davanti.
Lo guardai distrattamente e allora la vidi.
Neanche, la intuii. Un ricordo dal passato, un’emozione dimenticata. D’improvviso sentii il bisogno di prendere quel peperone ma il semaforo mi frenava. Mi sfidava. Senza pensarci troppo, cominciai a correre lungo la strada cercando di evitare il traffico. L’autobus si avvicinava alla fermata. Forse sarebbe scattato il rosso nell’altro senso di marcia e l’avrei raggiunto. Rosso, olè! Non mi restava che attraversare. In quel momento uno stronzo ne tamponò un altro. Strada bloccata e poi il verde. Il peperone ripartì: ero fregato. Non volevo arrendermi. Attraversai la strada e saltai la staccionata che delimitava il grosso parcheggio della piazza come neanche nella pubblicità dell’olio. Nel parcheggio non c’era traffico, la mia corsa ne guadagnò. L’autobus non aveva questo vantaggio. Ce la stavamo giocando quasi alla pari, la prossima fermata era vicina, la mia testa sgombra come non lo era da tempo. Urtai una signora che portava un sacchetto di carta. Mandarini in tutte le direzioni.
Con il fiato corto uscii dal parcheggio, l’autobus era imbottigliato nel traffico. Raggiunsi la fermata per primo stanco e accaldato. Le porte del bus si aprirono mostrandomi una folla accalcata e sudata. Salii e mi feci largo avanzando lentamente verso di lei. Quanto tempo era passato. Chiedendo permesso e ignorando le imprecazioni degli anziani infastiditi dai miei movimenti arrivai al centro dell’autobus. Solo un donnone con le borse della spesa mi separava da lei. Riuscivo a vedere i suoi capelli. Oltrepassai il donnone e finalmente la guardai da vicino. La fissai per un tempo indefinibile.
Ma chi cazzo era questa? Non l’avevo mai vista prima. Rimasi spiazzato.
Chi avevo visto, o meglio intuito, dal finestrino? Scesi alla fermata successiva e mi fermai a pensare. Non avevo neanche la minima idea di quel che fosse successo. Forse inconsciamente stavo cercando solo qualcosa da raccontare. Uno spunto. Tornando a casa pensai molto alla cosa. Forse avevano ragione i Therapy? quando cantavano “Happy people have no stories”. La gente felice non ha storie. Ed in fondo io ero felice. Rientrai in casa consapevole che il mio testo non funzionava. In pochi minuti, matita alla mano, la striscia era pronta. In fondo non era difficile.
Un cane che annusava in giro nella prima vignetta.
Un topo gli si avvicinava nella seconda: “Hai perso qualcosa?”.
Nella terza il cane si gira e lo guarda: “Fatti i cazzi tuoi”.

1 commento:

  1. I like it!
    Colorato, divertente, estivo..fa venire voglia di un'insalata coi pomodori, è anche ora di pranzo :)

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