giovedì 29 novembre 2012

10 VOLTI (6)

Manche che questa volta dovrebbe essere un pelo più facile con qualche punta di difficoltà su alcuni volti. Sta a voi essere più veloci degli altri, la classifica è corta e qualcosa si muove, la concorrenza è agguerrita. Il regolamento lo trovate nel primo appuntamento di 10 volti (c'è solo da indovinare, eh). La volta scorsa sono stati indovinati tutti i personaggi quindi non abbiamo nessuna precisazione da fare.

Ecco il punto della situazione!

Classifica aggiornata:

01 La Citata 8 pt.
02 Bradipo 7 pt.
03 Vincent 4 pt.
04 Poison 4 pt.
05 Urz 3 pt.
06 Elle 2 pt.
07 Cannibal Kid 2 pt.
08 Viktor 2 pt.
09 Frank Manila 1 pt.
10 Beatrix Kiddo 1 pt.
11 Evil Monkeys 1 pt.
12 Umberto 1 pt.
13 Blackswan 0 pt.
14 Babol 0 pt.

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BRADI PIT 41

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mercoledì 28 novembre 2012

PUGACIOFF - MAGIE E DINTORNI

176 pp. b/n brossura, 10 euro.

Fino a qualche tempo fa si collaborava con Fumetti di carta e con Orlando Furioso. All'epoca ci si è tolta qualche bella soddisfazione così come altrettante ce ne toglieremo con la nuova creatura di Gennaro, il blog Fumettopenìa. Oltre alle suddette soddisfazioni ad Orlando si possono attribuire anche diversi consigli, alcuni dei quali si sono trasformati in ottimi acquisti. Uno di questi in particolare ha fatto la gioia della mia bambina oltre ad aver allietato parecchio anche me. Sto parlando del volume pubblicato dall'Associazione Culturale Annexia intitolato Pugaciòff magie & dintorni 1966/1968 che raccoglie le avventure a tema medievale del famigerato luposki della steppaski creato da Giorgio Rebuffi, ideatore tra gli altri di personaggi quali Tiramolla e Aiace il fantasma.

Evito di dilungarmi sulle opere e sull'importanza di Rebuffi nel panorama del fumetto italiano in quanto non ho davvero le competenze per farlo non conoscendone a fondo l'opera e avendone solo vaghi ricordi legati a letture di gioventù. Ricordi per altro ormai sbiaditi purtroppo, all'epoca ero davvero un fanciullino.

Mi concentrerò quindi sul volume in questione. Le storie raccolte in questo libro sono tutte d'ambientazione medievale, i protagonisti delle storie di Pugaciòff trasformati alla bisogna per l'evenienza. Così l'accoppiata Cucciolo e Beppe diventa Merlino e Merlone (mago pasticcione mi verrebbe da far la rima), il malvagio Bombarda è trasformato nel barone Bombardon de la Bombardière mentre Pugaciòff è sempre il luposki affamato con mire culinarie che prevedono il conte come portata principale.

Dieci le storie da sedici pagine l'una presentate in questa raccolta, dieci storie accomunate dal divertimento genuino, quello che tocca le corde del ragazzino che c'è in noi, apprezzatissimo come dicevo anche dalla mia bambina, lettura quindi consigliata doppiamente ai genitori, ottimo intrattenimento per momenti padre/figlia prima di andare a nanna, altro che televisione. In alcuni frangenti mia figlia si sganasciava, perché ci sono le botte, i calcioni, i voli fuori dalle finestre, i pasticci del mago imbranato, i tormentoni, i personaggi che finiscono in pentola o involontariamente a fare i giullari di corte. La forza grande di Rebuffi sta nel costruire storie che ti avvicinano alla gag in maniera fluida e non del tutto inaspettata. Il lettore sa che quel momento arriverà, qualcosa succederà, forse sappiamo anche già cosa o almeno ne abbiamo una vaga idea, poi il momento arriva e... niente da fare, si ride. Tutte le volte. Perché le botte messe in questa maniera sono divertenti, il reiterarsi di alcune situazioni è divertente, la parlata stramba (o meglio la parlataff stramboski) di alcuni personaggi è divertente. E' semplice e funziona. E' un umorismo diverso da quello di paperi e topi Disneyani, forse più diretto e per questo più efficace. L'effetto è amplificato dal tratto di Rebuffi altamente dinamico, l'azione e la bagarre non mancano in questi racconti e le linee tracciate dall'autore sono lì a sottolinearlo.

Le trame, che dire. Nei dintorni del castello del barone Bombardon de la Bombardière si aggira il lupo Pugaciòff intenzionato a mettere in pentola il pingue nobile. Il barone può contare sull'aiuto dell'abile mago Merlino e del pasticcione mago Merlone. Inutile dire che proprio Merlone è solitamente quello più a portata di mano con tutte le conseguenze del caso. Questa la traccia di volta in volta arrichita da situazioni e personaggi diversi, tutti all'insegna del divertimento più autentico.

Nel volume anche varie chicche: alcune storielle realizzate dai bimbi fan del luposki della steppaski, pubblicità e copertine tratte dalle edizioni d'epoca di Cucciolo, robe tipo Cucciolo n. 2 Gennaio 1967 lire 100 (sigh, sob!), e una postfazione di Orlando Furioso. Quasi non ci credevo, e si che Orlando me l'avrà pure detto ma io me ne ero proprio dimenticato. Poi l'ho vista, che bella sorpresa!

lunedì 26 novembre 2012

BACK TO THE PAST: 1976 PT. 1

Siamo nel 1976 e arriva il grosso dell'ondata punk, sono presenti alcuni dei nomi più importanti del fenomeno musicale e culturale. Il nome che a tutti viene in mente, e non è detto che sia il più importante, è quello dei Sex Pistols. Dal loro unico album Never mind the bollocks ascoltiamoci la celebre Anarchy in U.K.



Altro gruppo importante della scena punk inglese, i The Damned già nell'anno del loro esordio pubblicano New Rose, primo singolo punk inciso da una band britannica. La canzone è presente anche nell'album The spaghetti incident reinterpretata dai Guns n' Roses. Ecco la versione originale!



Sempre dalla cara vecchia Inghilterra provengono Eddie & The Hot Roads, gruppo che arrivava dal rock per avvicinarsi a sonorità punk (solo parzialmente a mio avviso) in un secondo momento. Il video non è dei migliori però ci dà la possibilità di ascoltarci Teenage depression.



Trasferiamoci oltreoceano dove i Ramones pubblicavano il loro album d'esordio che conteneva un singolo apparso nei negozi già l'anno precedente: Blitzkrieg bop. Hey oh let's go!


domenica 25 novembre 2012

HOOLIGANS

(I.D. di Philip Davis, 1995)

Un Donnie Brasco con la testa infilata nel pallone.

A Londra un gruppo di quattro poliziotti viene precettato per infiltrarsi tra le frange più violente della tifoseria dello Shadwell Town, a Scotland Yard si sospettano collegamenti tra ultras e criminalità organizzata.

John (Reece Dinsdale) fa coppia con il suo sergente Trevor (Richard Graham), con il compito iniziale di bazzicare i pub della zona frequentati dai tifosi dello Shadwell e prendere contatto con alcuni dei loro capi. Nonostante le difficoltà iniziali e il disagio di Trevor nelle vesti di tifoso oltranzista l'aggancio riesce, la missione si sposta negli stadi, al canile, campo dello Shadwell, e verso le varie trasferte della squadra.

La tifoseria dello Shadwell è guardinga, diffida dei volti nuovi, il gestore di uno dei loro ritrovi, il pub Rock, ha fama di fiutare i poliziotti lontano un miglio. Trevor e John tentano comunque l'impresa, tentano di infiltrarsi tra la gente del Rock. Per non farsi scoprire bisogna però dar prova di essere dei loro e i quattro agenti, John per primo, non si tirano indietro iniziando anche ad appassionarsi alle gesta della squadra.

All'interno della tifoseria i quattro agenti incontreranno un clima e delle persone che in qualche modo contribuiranno a farli sentire parte di un gruppo, persone violente, rudi ma con un lato morbosamente affascinante legato al rito della partita e a quello dello scontro con le tifoserie avversarie.

Nonostante la discesa all'inferno del poliziotto infiltrato non sia cosa nuova questo Hooligans è un ottimo film. Le strade di Londra richiamano in maniera perfetta quel disagio che può portare all'aggregazione violenta nel nome di una fede come quella calcistica, pretesto per dare sfogo a frustrazioni e al vuoto dell'esistenza. Il lavoro sul personaggio di John è esemplare, l'ambizione iniziale, la dedizione trasformate poco a poco nell'appartenenza a qualcosa mai provato prima. Lontano dalla vita ordinata e ordinaria, lanciato verso un'insensata sequenza di violenze portatrici di emozioni forti e riconoscimento individuale. Deviato, malato ma finalmente considerato.

L'assenza di divi rende la pellicola di Davis credibile e coinvolgente grazie ai volti perfetti degli attori, alle location e alla sempiterna attualità dell'argomento trattato. Un film duro senza essere inutilmente disturbante. Una bella sorpresa.

venerdì 23 novembre 2012

MALEDETTO LOZIRION

Lozirion è un grande, mettiamo subito le cose in chiaro. Però da qualche tempo ho preso a maledire chiunque mi coinvolga nella stesura di una classifica. Tutte le volte inizio con il maledire Nick Hornby, re delle classifiche, per passare poi al tentatore di turno. Si è beccato la maledizione anche l'amico Viktor e quindi, caro Loz, ora te la becchi pure tu.

Ovviamente dopo le dovute maledizioni io mi sono fatto coinvolgere e ho stilato la mia bella classifica.

Di cosa si tratta: in questo post il buon vecchio Loz ha proposto agli altri blogger/lettori di stilare una classifica con 20 (non tre, non cinque, venti!) video musicali che ci sono piaciuti, ci hanno divertito, etc...

Si vota il video quindi, nel post di cui sopra trovate le varie playlist candidate e di conseguenza tanti suggerimenti per andare a guardarvi dei video sfiziosi. Poi si deve votare. Quindi cosa dovete fare? Andare sul blog del Loz e votare la playlist che più vi piace (ovviamente sarà la mia vero?). Così, per divertimento, a costo zero.

Una volta votato potete anche voi maledire Lozirion, sempre tutto aggratis.

Avevo chiesto al Cannibale se potevo fare copiaincolla del suo post per pubblicizzare l'evento ma ho deciso che il buon Loz meritava originalità a carrettate e quindi eccoci qui. Però avevo anche promesso al Cannibal di boicottare la sua playlist e quindi eccoci qui di nuovo.

NON VOTATE LA PLAYLIST DEL CANNIBALE.

Kid ti voglio bene ma ogni promessa è debito.

PS: vi concedo di maledire anche il Kid, così vi tenete in allenamento, son sicuro che non se ne avrà a male.

Di seguito la mia playlist che a onor del vero non è molto pensata causa carenza di tempo, è buttata più sul divertimento e sull'ispirazione del momento. Ho visto nelle altre playlist cose decisamente valide, questo ovviamente non vi giustifica a votare per nessun altro :)

In rigoroso ordine alfabetico:

Aerosmith/Run D.M.C. - Walk this way
Ah Ah - Take on me
Alcazar - Cryin at the Discoteque
Black Crowes - High head blues
Bloodhound Gang - The bad touch
Blur - Coffee and Tv
Coldplay - The scientist
Daft Punk - Around the world
Extreme - Tragic Comic
Gorillaz - Stylo
Hardcore Superstar - Shame
Oasis - Stand by me
Pink Floyd - Another brick in the wall
Pearl Jam - Do the evolution
Prodigy - Firestarter
Rem - Uberlin
Rammstein - Du Hast
Tool - Aenima
Verve - Bitter sweet symphony
Weezer - Buddy Holly







giovedì 22 novembre 2012

LA FORTEZZA DELLA SOLITUDINE

(The fortress of solitude di Jonathan Lethem, 2003)

Quest'anno ho letto poco, almeno per quel che riguarda i libri. Al momento siamo fermi a una decina di romanzi con la fievole speranza di arrivare almeno a toccare la dozzina come l'anno scorso prima dell'avverarsi della profezia dei Maya. In compenso molti fumetti, riviste, etc...

Il rapporto con il libro mi manca molto, ci ho pensato un po' e questa flessione nelle letture credo sia ascrivibile alla stanchezza, non solo fisica ma soprattutto a quella mentale. Spero in un'inversione di tendenza, segno magari anche di ritrovata brillantezza e leggerezza, cosa che purtroppo reputo al momento poco probabile.

Nonostante l'esiguo numero di letture non sono mancate le opere meritevoli tra le quali senza dubbio spicca La fortezza della solitudine di Jonathan Lethem. Un libro che non poteva non attirarmi, c'è New York (Brooklyn nello specifico), ci sono gli anni '70, ci sono i fumetti, c'è la musica, c'è la strada e c'è l'infanzia. Ci sono anche la solitudine, la crescita, l'abbandono, il tradimento, l'amicizia, l'umiliazione, la dipendenza, l'appartenenza e tanto altro. C'è tutto o forse non c'è niente perché la cosa che manca quasi totalmente è la più importante di tutte.

Siamo nella prima metà degli anni '70, Brooklyn è un quartiere popolato interamente da neri. In questo scenario vanno ad abitare Rachel e Abraham Ebdus con il figlio Dylan, in una casa a due piani in Dean street, all'altezza di Nevins street, l'isolato che diventerà il micromondo di Dylan, unico bambino bianco della zona. Non è facile la vita per il ragazzino, un diverso con genitori hippie assenti, diversi ma accomunati nella mancanza. Una madre con una grande voglia di vita che gli impedisce di curarsi a dovere del suo unico figlio, un padre perso completamente nel suo percorso artistico, la creazione di un interminabile film dipinto che (non) prende corpo fotogramma dopo fotogramma.

A Dylan non rimangono che la strada e pochi timidi tentativi di inserimento, questo, come dice lo stesso Lethem, prima di Mingus Rude di Robert Woolfolk e di Play that funky music white boy. Quando arrivano nel quartiere Barret Rude Junior, famoso cantante dei Subtle Distinctions, e suo figlio Mingus le cose per Dylan cambiano. Il quasi coetaneo che sembra non far caso al colore della pelle del suo amico D-man introduce Dylan a mondi diversi, alle colorate tavole dei fumetti Marvel prima e alla cultura dei Tag poi, le scritte sui muri ad opera delle bande di writers. Ma Mingus non è sempre presente e toccherà al ragazzo bianco affrontare le avversità e le umiliazioni che il quartiere e l'età gli presenteranno.

Che cos'è questa Fortezza della solitudine oltre che un chiaro omaggio alle storie di Superman, il primo supereroe? Il quartiere dove la solitudine di un bianco affonda in un mare di nero? Il secondo piano della casa di Dylan dove il padre Abraham si rifugia costantemente? L'animo di un bambino di fronte all'incapacità di rapportarglisi dei due genitori? Probabilmente tutte queste cose insieme e altre ancora.

Forse la solitudine di Aaron X. Doily, il detentore dell'anello.

Le esperienze dell'infanzia a Brooklyn lasceranno segni profondi in Dylan, in Mingus, in Barrett, in Robert e negli altri personaggi che incrociano la storia dei protagonisti. Le conseguenze di questi segni vengono svelate dall'autore nella seconda parte del romanzo, ci si sposta negli anni '90 lontano da Brooklyn. Il quartiere è alle spalle di Dylan ormai, ma solo fisicamente. La testa è sempre lì, in Dean street, sulla Nevins, in Pacific street, alla Public School 38 e a Play that funky music white boy.

I libri con protagonisti bambini hanno un fascino particolare, il fascino amaro della crescita, Lethem orchestra uno di quei romanzi che colpiscono a fondo e ti lasciano qualcosa a sedimentare. Impossibile in poche righe scrivere tutto quello che c'è dentro. Anche se le vite di ognuno di noi non sono state come quelle di Dylan Ebdus qualcosa di quel passaggio ce lo portiamo tutti dentro.

Jonathan Lethem

BRADIPIT 40

Grazie al vostro apprezzamento, o forse per colpa del vostro apprezzamento, la recente tendenza del nostro Bradi alla megalomania non accenna ad arrestarsi. Eccone i risultati.



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martedì 20 novembre 2012

HOTEL TRANSYLVANIA

(di Genndy Tartakovsky, 2012)

Il Conte Dracula (ulalà), l'Uomo lupo (famelico), il mostro di Frankenstein (con le pile scariche) e in più la mummia, gli zombi, strani esseri assortiti, giganti e uomini (?) delle nevi, uomini invisibili e stranezze assortite. Sono davvero loro i mostri? O siamo noi? Gli umani come il giovane Jonathan? O più semplicemente è la solita paura per il diverso a creare mostri?

Questo è lo spunto iniziale del nuovo cartone animato della Sony Pictures Animations, branca della Sony dedicata ai film d'animazione della quale questo Hotel Transylvania potrebbe diventare il titolo di punta. Al momento all'attivo non proprio dei capolavori, la saga di Boog & Elliot, Surf's up, I Puffi e il più recente Pirati! Briganti da strapazzo.

Ma torniamo al film. I mostri hanno paura degli umani a causa delle continue persecuzioni subite da questi nel corso degli anni. Il Conte Dracula, tipo a modo e di gran classe (ma non fatelo incazzare), decide di trasformare il suo castello in un rifugio sicuro per tutti i mostri, un hotel dove i suoi simili possano passare periodi di relax in tutta sicurezza in un luogo sconosciuto ai terribili umani. Qui cresce anche la sua amata figlia Mavis, piccola vampira (solo 118 anni) alla quale il padre non vuole far spiegare le ali, padre apprensivo e timoroso, mondo cattivo, la storia la conoscete.

Quindi in hotel si riversano l'uomo lupo con la numerosa figliolanza, lo smontabile Frankenstein e moglie, la fetida mummia, l'uomo invisibile, il mostro di gelatina, giganti di vario tipo, la mosca, Quasimodo, etc...

Accidentalmente arriva anche l'umano Jonathan, con le dovute proporzioni più o meno un coetano della giovane Mavis. La sicurezza del castello non può venir compromessa e soprattutto i mostri non devono saperlo. Al buon Dracula non resta che far passare il ragazzo per un mostro e far di tutto per mantenere la situazione sotto controllo fronteggiando la voglia di evasione di Mavis e i sommovimenti adolescenziali dei due ragazzi.

Hotel Transylvania non è sicuramente all'altezza dei più riusciti film d'animazione Pixar o Disney però garantisce un buon intrattenimento per famiglie, ottimo da vedere con i bambini. I personaggi sono divertenti, le gag riuscite non mancano, gli spunti di riflessione sono quelli universali della diversità, dell'accetazione e della fiducia. Inoltre la presenza di Mavis coinvolge i più piccoli, l'animazione pur non essendo strepitosa funziona ed è comunque di buona fattura. Un prodotto medio per un'oretta e mezzo di divertimento senza pensieri.

lunedì 19 novembre 2012

BRADIPO ERGO SUM

Avviso per tutti i fan del Bradi Pit nazionale: vista la calorosa accoglienza riservata al nostro eroe in quel di Lucca (dal prossimo anno si punta a diventarne la mascotte), sono avanzate se non vado errato solo 8 copie delle 100 stampate per la manifestazione.

Chi fosse interessato ad acquistarne una può rivolgersi direttamente a Giuseppe contattandolo all'indirizzo e-mail scapigliati@aruba.it e mettendosi d'accordo con lui per le modalità di pagamento. Il libro viene via a 10 euro comprese le spese di spedizione, un vero affare tenendo conto che vi beccate anche la mia postfazione tutto compreso. Al giorno d'oggi il valore aggiunto non ha prezzo.

Cosa aggiungere se non che Natale è vicino, un pensiero ai vostri cari è doveroso... in realtà una volta acquistato il libro non c'è verso che possiate regalarlo, ne sarete troppo gelosi. Per i regali tocca acquistarne più copie :)

Grazie ancora a chi ha apprezzato il libro già in quel di Lucca.




sabato 17 novembre 2012

THE WALKING DEAD

E' uscita nelle edicole nostrane la versione economica di uno dei maggiori successi dell'ultimo periodo, quel The walking dead che sta raccogliendo consensi unanimi sia sotto forma di fumetto che di serie televisiva. L'idea della casa editrice Saldapress è quella di accodarsi a GP Publishing ed Editoriale Cosmo nella riproposizione di fumetti esteri nel formato popolare italiano, il classico bonellide a prezzo contenuto. La novità in questo caso è l'averlo fatto con un titolo decisamente forte e appetibile che esula in gran parte dall'avventura e dai generi tradizionali battuti in questo campo dell'editoria: il survival horror condito con zombi.

In uno degli scorsi post avevo espresso i pro e i contro di questo tipo di operazioni e non torno ulteriormente sull'argomento, dico solo che a me personalmente questa iniziativa non può che far piacere. Inoltre in questo caso non abbiamo neanche la perdita del colore in quanto la serie nasce in bianco e nero anche nella sua versione d'oltreoceano. Aggiungo ancora che al momento sono completamente a digiuno delle vicende sviluppatesi sul serial-tv, esordio assoluto per me nel mondo di The walking dead. Quindi, cari signori di Saldapress, molto molto bene.

L'incipit della storia richiama parecchio quello di 28 giorni dopo di Danny Boyle, l'agente Rick Grimes si risveglia in un letto d'ospedale dopo un periodo d'incoscienza e si trova catapultato nell'orrore di un ritorno al mondo in compagnia degli zombi. Resosi conto della gravità della situazione il protagonista non può che iniziare a preoccuparsi per la moglie Lori e il figlioletto Carl. L'unica cosa che sembra avere un senso è quella di mettersi alla loro ricerca.

Per quanto possa sembrare strano in un fumetto di questo tipo gli scontri con gli zombi non sono la caratteristica principale della storia imbastita da Robert Kirkman, anzi, a detta dello stesso autore sarà il lavoro sulla crescita dei protagonisti a dare il passo alla serie pensata per durare molto molto a lungo. Ovviamente non mancheranno i compagni di viaggio per Rick, ben presto il nostro si troverà a incrociare altri sopravvissuti e si prospetterà al lettore il canovaccio classico del piccolo gruppo di persone insieme di fronte all'ignoto. Il lavoro su dialoghi e situazioni inizia a far emergere dinamiche e tragedie legate ai vari personaggi, caratteri e funzioni narrative.

L'albo raccoglie i primi quattro episodi originali, l'impressione è quella di essere davanti a una serie dalle grandi potenzialità che per ora ci si è mostrata solamente con un corposo assaggio. La curiosità c'è e questo è un buon segno.

I disegni di Tony Moore, compresa l'ottima copertina, si fanno apprezzare rimanendo sempre leggibili nonostante le dimensioni ridotte della tavola. Il suo stile mi ricorda vagamente il Dillon di Preacher nonostante la cura nei dettagli, che pure non è maniacale, mi faccia apprezzare in misura decisamente maggiore il tratto di Moore (o forse è il cognome).

Buona anche la parte redazionale che offre approfondimenti e curiosità in chiusura di albo nonché la striscia umoristica a tema Zetacomezombie di Andrea Voglino e Ale Giorgini. Mi sembra che l'impegno nella cura del prodotto sia evidente. Attendiamo il secondo numero.


Questo articolo compare anche su Fumettopenìa.

venerdì 16 novembre 2012

L'ALBA DEI MORTI DEMENTI

(Shaun of the dead di Edgar Wright, 2004)

L'alba dei morti dementi. Tutto sommato una traduzione del titolo originale non del tutto condannabile sebbene la demenza in questo caso sia ascrivibile più ai vivi che non ai (non) morti che popolano il film. Il gioco di parole tra Shaun, nome del protagonista e il dawn (of the dead) di romeriana memoria non era facilmente riproducibile in italiano.

Detto questo possiamo aggiungere che la questione riguardante il titolo può essere considerata anche l'unico piccolo difetto di una pellicola estremamente divertente, ben equilibrata tra comicità e horror genuino ma con una punta di demenzialità sempre ben presente.

La vicenda si svolge nella suburbia londinese che abbiamo imparato a conoscere in tanto cinema britannico, Shaun (Simon Pegg) è un trentenne che passa le giornate tra un lavoro poco gratificante e le serate al pub, il Winchester, in compagnia del suo amico di sempre Ed (Nick Frost). In mezzo cerca senza troppo impegno di infilarci anche il rapporto con la sua ragazza Liz (Kate Ashfield) che esacerbata dall'immobilismo e dalla mancanza d'iniziativa di Shaun decide di interrompere la loro relazione. Se Shaun non è proprio un campione Ed è veramente il peggio del peggio, un cazzone che vive a scrocco sulle spalle dell'amico e su un saltuario commercio d'erba, dedito ai videogiochi e alla flautolenza.

Mentre i due amici sono occupati nelle loro ordinarie vicende iniziano a sovrapporsi diversi indizi che delineano progressivamente uno scenario da fine dei giorni in tutta la città, i morti viventi camminano sulla Terra. I nostri protagonisti hanno però la testa talmente infilata nel culo da non accorgersi di nulla fino al momento in cui andranno a sbattere la faccia contro l'incredibile situazione.

Da questo punto in poi è un continuo crescendo di situazioni e scene comiche ai limiti dell'assurdo, una rivisitazione umoristica dei topoi narrativi legati al cinema di genere sugli zombi con tanto di autoesilio in uno spazio chiuso, scene soft splatter e salsa inglese di contorno. C'è anche la storia romantica ed è incastrata anche per bene con il resto del film.

Diversi sono i personaggi che formeranno il gruppo di sopravviventi, la madre e il patrigno di Shaun, una coppia di amici di Liz e alcune conoscenze dei nostri amiconi. Ma sono le scene grottesche a garantire la riuscita della commedia insieme al sapiente uso sincronizzato di musica e immagini in alcune sequenze davvero spassose (grande la scena con Don't stop me now dei Queen).

Nonostante alcune scene sanguinolente la tensione è totalmente assente, siamo di fronte a una commedia a tutti gli effetti e di quelle davvero ben riuscite. Che siate fan della comicità o che lo siate degli zombi questo film non ve lo dovete perdere, una di quelle parodie dove il regista e gli sceneggiatori non calcano la mano su volgarità e trovate pretestuose ma portano a casa con garbo un ottimo risultato.

giovedì 15 novembre 2012

GLI OCCHI DEL CUORE 2

Finalmente. Sono riuscito solo ora a godermi la seconda stagione di Gli occhi del cuore, fiction di cui si sentiva enormemente il bisogno e la mancanza. Il conte, il conte, che cosa è successo al conte? E per mano di chi?  Riuscirà il dottor Giorgio a innamorarsi della bella poliziotta e magari anche a portarsela a letto? Ma soprattutto, verrà riconfermato per una terza stagione il regista René Ferretti sinonimo di televisione di qualità? Anzi di Televisione di qualità con la T maiuscola.  Questi sono solo alcuni degli interrogativi che l'affezionato spettatore si troverà a porsi durante lo svilupparsi di un'indimenticabile seconda stagione. Una fiction al di sopra di tutti gli standard troppo italiani, baciata dalla fotografia di un reparto tecnico che trova nel direttore Duccio Patanè e nella sua troupe un gruppo capace di scelte talmente azzardate da sembrare costantemente in preda a sostanze stupefacenti. Ma andiamo per ordine e partiamo dalle (poche) note dolenti. Purtroppo a causa di un impegno di grande prestigio (pare interpreterà Madre Teresa nell'omonima fiction), l'attrice protagonista di una superba prima stagione, Corinna Negri, non è della partita. Per sopperire alla grave perdita, la rete e la produzione hanno fatto ricorso a ben due sostitute, l'impareggiabile arte della Negri non consentiva scelte differenti. Pare che il delegato di rete Diego Lopez abbia personalmente spinto la candidatura di Cristina Avola Burkstaller, convinto di apportare alla serie un talento emergente giovane e fresco. Nonostante l'ottima integrazione dell'attrice con il resto del cast a livello recitativo, si vocifera che la ragazza di buona famiglia abbia creato non pochi problemi al regista e al resto della troupe scatenando malumori e preoccupazioni sopite solo grazie alla solerzia dagli assistenti di Ferretti (storica ormai la sua collaborazione con la Dell'Arti). A controbilanciare la spontaneità della Burkstaller c'è la sensuale e più esperta Karin, personificazione del concetto oltre le gambe c'è di più e non date peso a chi dice che in questo caso il di più sta nel mezzo delle stesse. Persa la Negri l'unico vero simbolo, il faro che illumina Gli occhi del cuore 2 rimane lui, il grandissimo Stanis La Rochelle. Un professionista dal respiro internazionale, talmente serio che non ha rifiutato questa seconda stagione nonostante i suoi impegni con il teatro Shakespeariano. E finalmente vediamo il conte avere un ruolo significativo grazie alla guarigione di Mariano Giusti, attore che in seguito a un crollo nervoso passò l'anno scorso un periodo dedito a violenze e danneggiamenti a cose e persone. Ora con l'avvicinamento alla fede cattolica l'attore sembra ripresosi quasi completamente e in lizza per il ruolo di Padre Frediani in un progetto di prossima realizzazione. Di gran classe le dichiarazioni di Sergio Potrin, direttore di produzione, che ha voluto sottolineare come la perfetta riuscita della serie sia da attribuire in gran parte all'oscuro lavoro della troupe, dal capo elettricista fino all'ultimo degli stagisti. Davvero un signore. Non ci resta che tenere le dita incrociate per la terza stagione e dai, dai, dai!

Da sinistra, Stanis La Rochelle, René Ferretti e Duccio Patanè

BRADIPIT 39

Dopo il buon riscontro ottenuto a Lucca ecco il risultato:




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martedì 13 novembre 2012

BACK TO THE ROOTS: THE LITTLE OLD LOG CABIN IN THE LANE

The little old log cabin in the lane, spartito
A consacrare la nascita del country, dopo la registrazione dei primi pezzi strumentali a opera di Eck Robertson, arriva l'anno seguente (1923) Fiddlin' John Carson che registra i primi brani non strumentali appartenenti al genere (con alcune varianti noto come hillbilly o bluegrass) per l'etichetta Okeh Records. Carson aveva ottenuto una discreta popolarità l'anno precedente grazie a un'esibizione per la radio WSB di Atlanta. Le registrazioni presero corpo nella stessa Atlanta e i pezzi impressi su disco furono The little old log cabin in the lane e The hold hen cackled and the rooster's going to crow.

L'anno successivo proprio la prima di queste due canzoni (un vecchio standard bluegrass) fu incisa anche per la Columbia Phonograph Company da Riley Puckett. L'altro lato del disco era occupato da Rock all our babies to sleep, prima canzone dove è possibile ascoltare cantati yodeling su base country, soluzione musicale adottata in seguito da numerosi musicisti negli anni '40.

Nello stesso periodo assumeva sempre più importanza l'industria discografica che iniziava a distribuire musica registrata diffondendo sempre più il lavoro dei vari artisti. Dall'inizio degli anni '20 fino ai primi anni del decennio successivo nacquero l'MCA, la Polydor, la CBS (con più di 40 stazioni radio), l'RCA e la EMI che inaugurò il mitico studio di registrazione di Abbey Road a Londra.






lunedì 12 novembre 2012

10 VOLTI (5)

Quinta manche per il giochino 10 volti (qui il semplice regolamento). Ci eravamo lasciati la volta scorsa con ben 3 volti da scoprire. Noto che i personaggi di fantasia non vanno per la maggiore e si fa fatica a indovinarli nonostante gli indizi disseminati nei commenti. Ricapitolando: la 1 non era Typhoid Mary come suggerito da Babol bensì Ragged Robin, tra i personaggi principali del controverso The Invisibles di Grant Morrison. Opera invece di Warren Ellis è il numero 10, quello Spider Jerusalem protagonista di Transmetropolitan. Al numero 6 il musicista Wes Montgomery.

Classifica aggiornata:

01 La Citata 5 pt.
02 Bradipo 5 pt.
03 Vincent 4 pt.
04 Urz 3 pt.
05 Elle 2 pt.
06 Cannibal Kid 2 pt.
07 Poison 2 pt.
08 Frank Manila 1 pt.
09 Beatrix Kiddo 1 pt.
10 Evil Monkeys 1 pt.
11 Blackswan 0 pt.
12 Babol 0 pt.

1)

2)

3)

4)

5)


6)

7)

8)

9)

10)

sabato 10 novembre 2012

VOLI LOW COST

Oramai con due lire potete andare un po' dappertutto. Mica come una volta che c'era solo la compagnia di bandiera e a prender l'aereo ci si pensava sempre due volte facendosi per bene i conti in tasca. Io ci penso per benino ancora oggi che in linea di principio preferisco tenere il culo per terra, ma se serve l'aereo lo si prende. In tempo di crisi e se vi muovete per tempo le offerte delle mitiche low cost non mancano. Vuoi andare a Londra in maniera economica? Tu porti da mangiare, noi ti ci portiamo aggratis e ti diamo pure 1 euro e 99 centesimi per il disturbo. Porta se puoi cibo italiano che qui alla compagnia della nostra merda ne abbiamo fin sopra i capelli. Comunque è tanto che non salgo su un'aereo. L'ultima volta che volai in low cost, Ryanair la compagnia, pagai poco e arrivai senza intoppi. Per fortuna aggiungerei. Unico inconveniente il personale di bordo che non parlava la lingua. La nostra ovviamente. Ci si passa sopra, un po' di inglese lo si mastica tutti. Era solo per le istruzioni per le procedure d'emergenza, non è che si capisse un gran che. Ora hanno ovviato al problema, prima di partire vi guardate la guida qua sotto e siete a posto, l'aereo poi può pure cadere. Intanto avete risparmiato.


giovedì 8 novembre 2012

A-Z: ACE - FIVE A SIDE

Mi capita a volte, forse più spesso di quanto dovrebbe, di accostarmi alla fruizione di un'opera, che sia un album musicale, un libro o un film, con un preconcetto ben radicato nella testa senza avere la più pallida idea di come lo stesso abbia avuto origine. Convinzioni completamente sballate dettate magari da un singolo particolare al quale ho dato troppa importanza o dall'ingiustificato gonfiarsi di un piccolo fraintendimento.

Proprio questo è successo quando per la prima volta ascoltai Five a side degli Ace, per me genuina band di southern rock dal profondo degli Stati Uniti, una sorta di Lynyrd Skynyrd minori o di piccoli cuginetti dei fratelli Allman. Chi conosce l'album degli Ace si starà chiedendo il perché. E che ne so? Vai a capire, forse il nome, forse l'immagine fuorviante in copertina che non so perché mi riportava all'immaginario southern (in realtà avevo in mente la cover di un altro loro album), forse altro ancora.

Sta di fatto che gli Ace non sono nemmeno americani, nascono a Sheffild (Gran Bretagna) nel 1972 dagli ex Clat Thyger prendendo in origine il nome di Ace Flash & The Dynamos del quale rimarrà già dal primo album solamente la prima parola. La loro canzone più famosa, How long?, è un brano soft rock davvero ben riuscito, più vicino al pop che non all'hard rock per intenderci, che poco ha a che spartire con tutto ciò che avevo in mente. Forse nei primi due pezzi dell'album qualche accenno al rock degli stati del sud ci sarebbe anche, in particolare alcuni passaggi di Rock & roll runaway mi hanno riportato alla mente i due fratelli Duke e la contea di Hazzard (e ovviamente Daisy, ah Daisy).

Per la gran parte le canzoni sono di stampo leggero, un'insieme di composizioni ben riuscite, apprezzabili soprattutto da chi riesce a concepire un rock non necessariamente lanciato a mille ma più pacato e rilassante. Io per primo ho snobbato produzioni del genere per tantissimi anni, ora che sto diventando grande ancora non ho capito nulla su dove sto andando e perché però di musica ne ascolto un po' di più facendomi qualche problema in meno. Un male? Un bene? Chi lo sa, fatto sta che così facendo sono riuscito ad apprezzare parecchio album come questo che anche se non rientrano di dirItto nelle classifiche dei miei preferiti garantiscono almeno il piacere di diversi ascolti. In più qualche accenno a questo (funkettino leggero leggero?) e a quello (cantato soul di matrice wasp?) tengono lontana la noia. E va bene così. Ascoltatevi How long? intanto.

PS: nel gruppo militava anche Paul Carrack poi con Roxy Music, Mike and the Mechanics, sessionman per Roger Waters (Radio Kaos, The Wall a Berlino) e Ringo Starr.



Five a side, 1974 - Anchor Records

Alan "Bam" King: chitarra, voce
Phil Harris: chitarra, voce
Terry "Tex" Comer: basso
Paul Carrack: tastiera, voce
Fran Byrne: batteria

Tracklist:
01 Sniffin' about
02 Rock & Roll runaway
03 How long?
04 The real feeling
05 24 hours
06 Why
07 Time ain't long
08 Know how it feels
09 Satellite
10 So sorry baby
11 Tastes like fish (bonus)

BRADIPIT 38

Da oggi entriamo in campagna elettorale. Bradi parte alla volta della presidenza degli Stati Uniti d'America. Si potrebbe pensare che sia in ritardo. Beh, per una volta non è così, è che per arrivare puntuali al primo faccia a faccia tra quattro anni è bene muoversi per tempo.



Clicca sull'immagine per ingrandire.

Aiutaci a diffondere il verbo del Bradipo linkandolo. Fallo tu perché il Bradipo fa n'caz.

mercoledì 7 novembre 2012

CON UN PO' DI SPERANZA

Non mi sono mai occupato di politica su questo blog o comunque se è successo è stato molto di rado o di sfuggita. Comunque credo non sia mai successo. Un accenno al risultato di oggi mi sembra però doveroso.

Forse ora possiamo sperare di uscire fuori dalla merda nel modo giusto. E' una speranza e non è poco. No davvero. Gli Stati Uniti hanno tutti i difetti che sappiamo, tutto quel che vi pare, ma i loro cittadini oggi si sono trovati davanti a una scelta credibile. Sei convinto di una cosa voti di là, sei convinto di un'altra voti dall'altra parte (e per fortuna i cittadini statunitensi non sono poi tutti sprovveduti come spesso li accusano di essere). Mi sembra che una scelta credibile noi non l'abbiamo e se c'è, vi prego, aiutatemi perché io non saprei davvero dove sbattere la testa. Non trarrei soddisfazione da nessun risultato.

Forse giusto vedere il parlamento italiano a mo' di Old Bailey in V for Vendetta.

lunedì 5 novembre 2012

VISIONI 43

A Lucca ho avuto modo di godermi qualche bella mostra. Tra quelle che più mi sono piaciute c'è sicuramente la selezione di lavori di Chris Ayers. Il giovane autore, character designer per film come Men in black III o Fantastici 4, ha pubblicato alcuni volumi di un suo progetto chiamato The daily Zoo che si porta dietro risvolti molto drammatici. Nel 2005 al disegnatore viene diagnosticata una forma di leucemia. Dopo un anno circa Ayers inizia a disegnare un animale al giorno, una specie di cura, un modo per farsi forza e aiutare se stesso nel percorso di guarigione attingendo alla sua passione e alla sua arte.

Ora Chris Ayers è riuscito a pubblicare alcuni volumi contenenti le illustrazioni realizzate in quel difficile periodo e le sue riflessioni sulla malattia.

Ecco alcune immagini:

Prickly Puffer - Day 027


Steamed - Day 294


Stuck - Day 173


Wilford - Day 433


Chinchilla, jacked around - Day 695


Moby Dick - Day 373

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